Lettera aperta Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

Preg.mo Signor Presidente
il territorio della Città di Montescaglioso, che mi onoro di rappresentare dal 6 giugno 2016, nel dicembre 2013 a seguito di eventi meteorici eccezionali, è balzato alle cronache nazionali ed internazioni per uno smottamento definito, dai luminari del settore, come “una delle frane più grandi d’Europa”. Nella nostra memoria scorrono, ancora oggi, le immagini televisive che mostrano un territorio collinare di oltre 70 ha (parliamo di circa 70.000,00 metri quadrati) muoversi verso valle, portando con se fabbricati civili, attività produttive e commerciali. Solo il caso e la lentezza dello spostamento, durato diverse ore, ha consentito di evitare la perdita di vite umane.

L’idea di scriverLe questa lettera e di condividerla con il Presidente del COTTAM (Comitato Tutela Territorio ed Ambiente) Giovanni Mianulli nasce dall’esigenza di evidenziarLe le particolari criticità che Montescaglioso, da quel terribile giorno, è costretta a subire. Come dimenticare, infatti, quelle immagini arrivate anche oltre oceano, e trasmesse da una tv nazionale americana, che mostravano il lento cedimento fino al crollo di una struttura commerciale della grande distribuzione diventata, suo malgrado, l’emblema degli effetti di una calamità naturale su un territorio di per sé fragile. Tale catastrofe ha prodotto gravissimi danni sia diretti alle infrastrutture ed al patrimonio edilizio privato, coinvolgendo abitazioni, opifici ed opere stradali che indiretti all’economia locale, con la preclusione dell’accesso più importante alla Città che, di fatto, ha messo in ginocchio tutto il sistema produttivo, turistico e commerciale. L’evento, inoltre, ha evidenziato che la programmazione dello sviluppo urbano della nostra Città, che guardava verso la Valle del Bradano-Metapontino, non può più continuare e, non essendoci alternative e tenuto conto dell’orografia collinare che circonda l’abitato, pone un serio problema sul nostro futuro. Un danno immane per una millenaria comunità, ricordiamo che la nostra è la Città dell’Abbazia S. Michele Arcangelo, ritenuta tra le più importanti d’Italia, e non solo, siamo “Comune Gioiello d’Italia” e tra i “Venti paesi italiani da non perdere” secondo quanto riportato dal Corriere della Sera qualche settimana fa, oltre ad essere luogo di cultura, per le tante iniziative legate alla storia cittadina. Dai primi rilievi effettuati dagli esperti giunti in loco da tutta Italia, la conta dei danni ammonterebbe a circa 60 milioni di euro, che come è possibile immaginare, sono cifre assolutamente insostenibili per l’istituzione locale. Nei momenti successivi all’evento, nel pieno dell’ondata emotiva, le istituzioni sovracomunali Protezione Civile Nazionale e Regione Basilicata, hanno mostrato interesse e attenzione, con un primo stanziamento di circa € 4.700.000,00 per le operazioni emergenziali e di messa in sicurezza. Lo stato di emergenza si è concluso il 19 gennaio 2015 lasciando per la fase successiva, che prevede in sostanza il ripristino del sistema idrografico dell’intero versante, una risorsa di circa € 2.600.000,00. La redazione della progettazione esecutiva di questa seconda fase ha evidenziato, purtroppo, che le risorse non sono sufficienti e che servirebbero altri € 2.000.000,00. A preoccuparci ancor più Signor Presidente è il fatto che il corpo di frana attualmente interessato, nonostante la vasta estensione, sia soltanto il piede di un intero versante di dimensioni molto più estese, dove sorge la parte nuova dell’abitato e la zona artigianale, con oltre 6.000 residenti. Non vogliamo essere catastrofisti, né tantomeno creare allarmismi, però il senso di responsabilità ci impone di evidenziare i contesti che oggi potrebbero presentarsi. Come può immaginare, in una situazione di per sé fragile e dall’equilibrio precario, la mancanza di risorse, comporta l’impossibilità dell’esecuzione degli interventi definitivi di consolidamento e questo può portare al lento peggioramento della situazione esistente, sino ad una catastrofe dall’ esito imprevedibile, persino ipotizzabile l’abbandono della Città che, Le vogliamo ricordare, conta oltre 10.000 abitanti. E’ stato predisposto ed inviato alla Regione un progetto per gli interventi di consolidamento definitivo, da intendersi come terzo ed ultimo step, dell’intero versante di € 7.000.000,00 da candidare nel progetto nazionale sul dissesto idrogeologico “ReNDis” (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) che, se finanziato, potrebbe risolvere le problematiche e prevenire ulteriori criticità. Nella scala delle priorità, gli aspetti che incidono sui privati non sono sicuramente da considerare secondari. Non va assolutamente sottovalutata la portata dei danni che hanno subito le attività produttive e gli altri soggetti privati coinvolti, che in poche ore si sono viste svanire una vita di sacrifici. Noi abbiamo il dovere di supportare le legittime richieste di questi cittadini, non dobbiamo abbandonarli. In tema di ristori ai privati, la delibera del Consiglio dei Ministri del 26.07.2016, e con l’emanazione di un successivo avviso per il tramite della Protezione Civile, è stato riconosciuto ai proprietari di abitazione, la possibilità di ottenere un ristoro economico, con un tetto massimo legato al valore della proprietà. Purtroppo però, tanti altri cittadini, legittimi proprietari di unità edilizie in corso di costruzione o con altra destinazione d’uso, ad oggi risultano esclusi da qualsivoglia provvedimento di riconoscimento dei danni subiti. E’ chiaro che questa situazione ha generato una disparita di trattamento, con tensioni tra cittadini stessi e cittadini con istituzioni, perché gli esclusi non comprendono la legittimità del provvedimento nazionale di esclusione di talune categorie di immobili. Situazione ancor più paradossale per le unità produttive che, nonostante siano inserite tra i soggetti da ristorare nel provvedimento del governo, al momento, se non viene cambiata la norma che pone il divieto alla delocalizzazione, non potranno accedere alle risorse e, quindi, non potranno partecipare all’avviso pubblico che sarà emanato. Tutte queste tematiche, sono state rappresentate in più occasione alle istituzioni regionali ed ai rappresentati del governo presenti sul territorio, senza ottenere risposte risolutive. Sembra che, calato l’interesse degli organi di informazione, il problema sia diventato di scarsa importanza, quindi non più tra le priorità in agenda. Siamo a chiederLe, dunque, in qualità di Primo Cittadino, rappresentante dell’intera comunità, ed insieme al Presidente del COTTAM Giovanni Mianulli, l’attenzione che il nostro territorio merita, affinché il tragico epilogo ipotizzato resti solo un triste pensiero. Quest’attenzione che Le chiediamo si dovrebbe tradurre in un Suo interessamento affinché, quanto prima, vi sia uno stanziamento di fondi per completare il secondo step per circa € 2.000.000,00; l’inserimento tra le priorità massime nel progetto “ReNDis” di un ulteriore risorsa di € 7.000.000,00 per il terzo ed ultimo step, necessaria al consolidamento definitivo dell’abitato e la modifica del delibera del Consiglio dei Ministri del 26.07.2016, per consentire la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell’area in zona frana e permettere ai privati titolari di immobili (in corso di costruzione e con altre destinazioni d’uso) di essere ristorati o, in alternativa, l’approvazione di altro provvedimento che permetta di risolvere le problematiche sopra riportate. In conclusione, i Sindaci che sono i primi interlocutori istituzionali presenti sul territorio, non possono essere lasciati soli su tematiche così delicate perché non possono chiudere gli occhi, soprattutto quando le azioni ed i provvedimenti sovracomunali portano i cittadini a pensare che i principi comunitari di parità di trattamenti e non discriminazione, siano soltanto delle enunciazioni senza alcuna applicazione pratica. E’ bene che ciascuno si prenda delle responsabilità e, sono certo, che Lei farà la sua parte. L’occasione è gradita per porgerLe cordiali saluti.

IL SINDACO  
Vincenzo ZITO

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